FINALMENTE TREKKING IN VAL DI FASSA

Nelle Dolomiti, partimonio mondiale dell’umanità
Nei casi dove è presente un impianto di risalita, se avete poco allenamento ne consigliamo l’uso. La partenza è sempre da Moena. Nel caso serva la autovettura è specificato.

CATINACCIO

E giro della Roda di Vael.
Tempo percorrenza 5-6 ore  (3 scarponi)

Questo percorso parte da Moena e segue nella sua prima parte il Rio Costalunga, in mezzo a boschi di conifere plurisecolari. Nella seconda parte si entra nelle Dolomiti vere e proprie, dopo aver preso la Seggiovia si fa un percorso in quota, sostanzialmente in piano che porta a girare intorno alla Roda di Vael, per poi ridiscendere la Passo di Costalunga e rientrare a casa per ora di cena.

DESCRIZIONE DETTAGLIATA
La partenza è a 1.200 mt, si va verso il centro e si segue il Rio Costalunga, Il Rio si è fatto strada in una piccola gola attraversata la quale si entra in “pala da Rif” luogo suggestivo dove è stata allestita una piccola palestra di roccia, molto interessante, soprtutto per avvicinarsi all’arrampicata. IL posto, pur essendo a soli 15 minuti a piedi da Moena è anche un bel posto per prendere il sole fare un bel bagno rinfrescante soloo le cascate che trovate dopo il secondo ponte…. Oggi però non fermatevi, sarete ampiamente ripagati dallo spettacolo.
Il sentiero, largo e comodi diventa erto e selvaggio, si passa attraverso dei calanchi di argilla che danno la caratteristica colorazione all’acqua del torrente non appena piove.
La vegetazione ospita, oltre agli onnipresenti abeti, anche delle impervie ginepraie e del pino mugo. All’usita dei calanchi torverete le indicazioni per il passo di Costalunga. IL sentiero si fa più morbido e lascia il posto alla foresta di abeti che con il loro fusto fanno venire un dolce senso di vertigine, Ogni tanto ci si imbatte in dei tagli di bosco,abilmente sfruttato dall’uomo, senza esagerazioni, che sono dei rifugi ideali per gli animai che qui trovano erba migliore e bacche in abbondanza, attenzione quindi al possibile passaggio di caprioli che sono però sospettosi e fuggono al primo rumore. Questa zona è ricca anche di abete bianco, legnae povero per le costruzioni, ma impareggiabile per l’albero di Natale.
Il sentiero si fa ancora fa ancora più piano e si entra nei pascoli della malga Castalunga, dove i contadini, sono dei veri giardinieri mantengono il paesaggio vario e fruibile al viandante. Al passo di Costalunga (mt 1745 mt) si può o scendere a prendere al seggiovia, consigliata per chi non ha allenamento, o salire a piedi fino al rifugio Paolina (mt  2.125) attraverso il sentiero 548 e poi 552.
Dal Passo potrebbe essere interessante fare al deviazione che porta al lago di Carezza (chiedere in hotel se merita) in quanto è un lago carsico e durante l’estate si svuota perdendo parte del suo fascino. – questa deviazione comporta una ora di camminata in più.

Il rifugio Paolina si trova sul limite meridionale, occidentale  del Catinaccio, originato da una barriera corallina che, dava anticamente sul mare aperto. Ai vostri piedi si stendono i boschi di Tirese Nuva Levante, poi l’altipiano del Renon, a ovest potrete vedere l’Ortles-Cevedale, a Nord Ovest il Similaun, la val Senales e le catene che segnano il confine tra l’Italia e L’Austria. Da qui , un sentiero praticamente in piano che ci fa girare intorno alla montagna in compagnia delle torri del Latemar che cangiano ad ogni passo(n. 539) ci porta al rifugio Roda di Vael ,mt 2.258, facendo ancora pochi passi, dove inizia il sentiero che porta a Vigo di  ci affacciamo sul Vael che da una magnifica veduta sulla val di Fassa In fonod potete vedere Il Sass Pordoi e la Marmolada. Rientro- facile vedere le marmotte, con le ombre che si allungano e cambiano aspetto  ammantando il rientro con una atmosfera di Fiaba, qui era di casa Re Laurino.

ALPE LUSIA

E GIRO DI CIMA BOCCHE
tempo di percorrenza 5-9 ore (3 scarponi)

E’ un percorso suggestivo che porta sui luoghi della prima guerra mondiale, in questo percorso dominano la ampiezza del panorama e i resti delle trincee della prima guerra mondiale. Quando siamo in quota pensiamo a come stavano soldati che sono dovuti restare in questi monti per due anni,paesaggi dolomitici e freddo mozzafiato, anche in inverno e con materiali sicuramente diversi dai nostri.
Questo giro è decisamente poco turistico rispetto al precedente.
Si entra anche nel territorio del parco di Paneveggio/Pale di San Martino

DESCRIZIONE DETTAGLIATA
Il tempo di percorrenza varia molto se si fa completo o se se si utilizzano gli impianti di risalita e/o la macchina.
Partenza da Moena, piaz de Ramon e strada dei busez ( vecchia strada che porta a Passo San Pellegrino), fino a quando si incontra la strada asfaltata. Qui si può attraversare la strada e seguire per il rifugio Rezila,- strada bianca ma aperta anche alle vetture, che però non sono mai tantissima o seguire il nastro di asfalto per 1.400 mt. e prendere la modernissima cabinovia che porta all’Alpe di Lusia. (consigliato) in 10 minuti circa. All’intermedia non si scende, ma vale comunque voltarsi e ammirare lo scorcio del gruppo del Catinaccio. La cabinovia ci fionda subito a 2.200 mt, Località le cune da dove si scende per circa 500 mt fino al passo Lusia, dove si trova l’omonimo rifugio. Mentre si scende osservare il gruppo delle pale di San Martino con la Mezzana, Il mulaz e il cimon della pala. Sul lato sinistro c’è la catena del Lagorai, epicentro del vulcano che ha innalzano per la seconda volta le Dolomiti dal Mare.
Al Passo Lusia si prende la strada che va verso destra (Dir, Cianvere) ma quasi subito la si lascia e si sale- notare delle strane margherite gialle un po’ stropicciate ma con un’aroma inconfondibile: è L’arnica, pianta officinale con marcate proprietà antiinfiammatorie  –sentiero 633- verso sinistra sul Lastè di Lusia, formazione vulcanica, molto interessante. Ospita numerosissimi Cirmoli, tipo di pino, notare l’ago lungo di forma arrotondata e, se ci sono le pigne (Brodoi in lingua  ladina) che hanno marcate proprietà espettoranti. Merita prenderne una punta, sfregarla tra le mani e annusare l’aroma piacevole e persistente. Con questo legno, si fanno mobili pregiati, che mantengono alla stanza, anche negli anni un piacevole profumo.
Si sale e la vegetazione arborea che già era rada cessa completamente, si incrocia la seggiovia Lastè e si sale fino a trovare una postazione di seconda linea della Prima guerra mondiale (mt2.420), da qui si scollina e si scende leggermente dal Lastè di Lusia lungo antica trincea di collegamento. Si arriva al primo dei 3 laghi di Lusia, dove si trova anche un piccolo bivacco.
Da qui si può: 1- rientrare dalla stessa strada; 2- rientrando attraverso le vie di rifornimento ai soldati – dando le spalle alle pale di San Martino ci si inerpica su un facile ghiaione che porta alla selletta e si scende dall’altra parte del monte.
3 – si sale fino a Cima Bocche, con visita ai resti delle baracche della prima linea e delle trincee in quota e si scende dal Gronton = ferrata facile, che ricalca la linea degli approvvigionamenti della prima linea, Ha comunque bisogno dell’imbraco e un minimo di preparazione specifica. Si scende lungo la strada per il rifornimento. Rientro lungo la strada degli approviggionamenti, Colvere, Resila, rifugio che risale al 1904 e rientro o via funivia o a piedi.

MOENA – PENIOLA

Tempo di percorrenza 3 ore (1 scarpone)

Facile ma di grande soddisfazione anche per i meno bravi. Si percorre tutto su strada asfaltata salvo eventuali deviazioni, comunque un bel percorso di montagna .

DESCRIZIONE DETTAGLIATA

Si percorre il prato di Sorte (mt.1255) che porta alla omonima frazione, luogo dove le antiche popolazioni tiravano a sorte, tra le famiglie, quale sarebbe stato l’appezzamento da lavorare durante l’anno. Il borgo è delizioso, e poco turistico. Merita una veloce occhiata alla chiesetta dedicata a San Giuseppe. Si prosegue fino alla Malga Panna, (mt 1.340) ora rinomato ristorante. Fin qui si può anche giungere con la macchina.
Si entra nel bosco e si percorre la strada fino alla sua fine. Peniola, (mt 1500) è un gran prato con 4 case e una chiesetta del ‘700, notare internamente gli affreschi, tra cui quello sulla volta che ricorda la vittoria della battaglia di Lepanto. Al bar merita prendere la panna montata ai frutti di bosco, meglio all’aperto.

MOENA – SORAGA

Tempo di percorrenza 3 ore (1 scarpone)

Percorso facile e poco impegnativo, si può fare anche con un passeggino (il papà deve essere però un poco allenato). Bellissime viste sulle Dolomiti di Fassa.

DESCRIZIONE DETTAGLIATA

Si sale fino alla caserma di PS, e si prende la pista ciclabile fino all’abitato di Soraga (mt 1.207) seguendo una modesta salita e la seguente discesa costeggiando il lago artificiale di Soraga che ha una splendido colore smeraldo. Da Palù si gode un bello scorcio sulla val di Fassa. Da Soraga, si sale a Soraga Alta (mt. 1250) e si segue il sentiero quasi piano che porta a Someda mt.1270. si arriva fino al centro della frazione, il luogo abitato più antico di Moena, prende il nome dal Meda, antico nome del rio San Pellegrino. Vicino alla piazza si trova un mini museo sulla prima guerra mondiale, gestito con tanta attenzione dal sig. Livio Defrancesco, soprannominato Livio Bomba che segue anche le visite in loco e alle opere di riparo e alle fortificazioni della prima guerra mondiale.
Rientro in paese attraverso la ripida strada, merita lo scorcio sul Catinaccio e la “testa di Re Laurino, sdraiato, formata dalla roda di Vael, la torre finestra e la croda del diaol.

PASSO SAN PELLEGRINO – PASSO SELLE – POZZA DI FASSA

Tempo di percorrenza 4,5 ore (2 scarponi)

Un percorso tutto Dolomitico, non troppo turistico, con degli scorci veramente selvaggi, passando attraverso la prima linea della prima guerra mondiale.

DESCRIZIONE DETTAGLIATA

Si sale al passo San Pellegrino (mt. 1919) con i mezzi – meglio con il bus di linea in quanto l’arrivo è molto distante. Si scende dal bus alla seggiovia Costabella, da dove parte la strada per salire a piedi. Prendendo la seggiovia si risparmia circa una ora di strada, il percorso è completamente fuori dal bosco. Sano le praterie di alta quota che danno un foraggio scarsissimo ma molto consistente per cui le mucche danno un latte ricco anche con scarsissime integrazioni alimentari. Da qui si gode di uno splendido scorcio sulla catena dei Monzoni. Qui si trovano in abbondanza Nigritelle, stelle alpine, arnica e genziane. tutti fiori protetti da non raccogliere. Nella parte basse, a luglio c’è la fioritura dei Rododendri. Arrivati a Passo Selle (mt 2529) con l’omonimo rifugio, appena scolletati si notano una serie di terrazzamenti. Sono le piazzole dove ai tempi della guerra sono state poste l a baracche con gli approvvigionamenti per i soldati durante la prima guerra mondiale. Da qui, lungo la cresta partivano le trincee austriache ora ripristinate alla passeggiata attraverso 2 vie ferrate facili, ma sempre insidiose. Pensiamo un attimo ai poveri fanti che dovevano stare qui tutto l’anno, Anche la prima guerra mondiale ha visto più morti per stenti e malattie che a causa di colpi di arma da fuoco. Si scende, in una valle assolutamente brulla, con piccole macchie verdi che in estate producono dei fiorellini che merita guardare con la lente di ingrandimento. Si scende al rifugio Taramelli (mt. 2040) comando avanzato di questo settore di fronte. Scendendo ancora si arriva alla Malga Monzoni (mt 1862) – anche qui i prodotti tipici sono di grande interesse, dove si rientra nei prati e nei boschi. Lo stacco è evidente e da una sensazione di rinascita e freschezza. Si scende fino al bivio di malga crocifisso con la chiesetta (mt 1527) costruita di soldati Austriaci e Boemi che tenevano qui il fronte.
Si scende lungo il rio San Nicolò. Orami impetuoso che alimenta anche una piccola centrale idroelettrica di proprietà del comune) a Pozza di Fassa si riprende il bus che porta a Moena.

Mantieni la val di Fassa come l’hai trovata

Si rammentano le principali norme di comportamento a cui ogni escursionista si deve attenere.
È VIETATO:

  • abbandonare sul terreno i rifiuti
  • accendere fuochi al di fuori delle aree predisposte
  • danneggiare o estirpare fiori ed arbusti
  • molestare la fauna selvatica
  • portare cani senza guinzaglio
  • raccogliere minerali
  • abbandonare la sentieristica tracciata

 Le Dolomiti, patrimonio mondiale dell’umanità, vi aspettano

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